giovedì 11 settembre 2014

Disperati abbandonanti

"Il mondo fa schifo, io te lo dico
me ne vado, veditela tu, amico"
E grazie

Riecheggia di insulti e bestemmie
l'androne del palazzo del Mondo:
lo si aspetta soli sotto casa
per spaccagli le tempie.

Ci si vuole vendicare
per la mancata elargizione di felicità
incolpando la pluralità di situazioni
nelle  quali le cose non vanno 
come le nostre previsioni:
abbandonarsi alla corrente pesce
all'assoluto egoismo che esce 
dai cocci sparsi del mondo perfetto
immaginato da pargoletto.

E tale e tante volte le speranze 
per tutti di una vita migliore
si distruggon nella convinzione
che io medesmo non posso e non voglio
degli altri lucidar la merda
e delle buone intenzioni mi spoglio

Ma è viva la vita, spesso si avverte 
la grandezza del mondo, che inerte
bello cerca di farsi sembrare
e vivo e vitale spesso concede
molti piaceri a chi gliene chiede.

Imparare a godere della bellezza latente
non  tocca agli artisti soltanto
se continuiamo a lamentarci solamente
cosa resta se non il pianto.
Se il mondo è brutto è perché va aggiustato
Impariamo a difenderci dalla disperata visone
di un  mondo cattivo senza soluzione




martedì 8 luglio 2014

Terra

La Terra grida feroce a se stessa
ai suoi pastori, a suoi operai
Urla con voce ammantata di pianto
Terra distrutta, Terra dilaniata.

Vogliono tutto, senza sudore.
Vogliono vincerla, senza pietà

Estirparle con violenza dal petto
nero latte per pupilli d’acciaio
Voglion nasconderle sotto la pelle
scarti empi di falsa modernità.

Terra nascosta, Terra ripudiata
come se non volessimo vederla
come se non dovesse proteggergi
ingabbiata sotto cinerei manti
strepita e nessuno può ascoltarla.
Dovrem solo imparare i suoi canti.

L’antica pazienza non ci appartiene.
Generosità ripaga il sacrificio.
Consumiam quel che non ci serve
senza aver avuto nemmeno il prestigio
di aver mai toccato un verme.
Senza sudore frutto non ne viene.

Verranno a vendicarsi, la montagna
la valle, il fiume e la collina, il mare
colpendo dagli orrori nostri piantati
senza credere che sì lei sia adirata
essendo al progresso noi voltati
anzi degne cose sappiamo fare.

RideTerra all’umana evoluzione
altro diceva negli insegnamenti
non sfruttamento ma continuità
non impoverimento ma amore.
Madre giusta per tutti ella voleva
crescer sani forti liberi e miti.
E libertà abbiam di ripagarla
ma fame e grasso giran sul pianeta
tutti asserviti alla stessa moneta.

venerdì 27 giugno 2014

Lettera a mio padre sul mio tatuaggio

Caro Papà,
ho inciso sulla mia pelle un simbolo indelebile, è stato necessario.
Rappresenta una vite sostenuta da spalandroni che formano la A cerchiata dell'anarchia.
E' stato necessario perché l'attività di intellettuale di tutta la mia vita dovrà riferirsi all'anarchia, alla libertà, alla cultura, alla lotta all'oppressione, al rifiuto del potere.
Ho scelto la vite per ricordarmi sempre del posto da cui vengo, le splendide, dolci colline d'Irpinia, coltivate da millenni. E gli spalandroni, cioè i pali di sostegno per le viti, che non mi viene nemmeno di chiamare in un altro modo, che saranno sempre collegati al duro lavoro, quello dei tempi andati, un altro modo di rapportarsi alla terra e alle cose.
Come alcuni di questi pali usati per anche un secolo, che hanno adempiuto a tanti ruoli nella loro attività di sostegno in quella società contadina che ci ha generato, e che voglio portare sempre con me.
E tutto questo mi lega indissolubilmente alla mia formazione e a te, Papà, al tutto il lavoro fatto insieme e tutto quello che mi hai insegnato.
Il tatuaggio mi conferisce un marchio, come uomo e come pensatore, ne avevo bisogno e spero di averne ancora più bisogno in futuro.
Considero questo il modo migliore per dirtelo, e captare la tua benevolenza,
saluti,
tuo figlio, un uomo libero.

mercoledì 5 marzo 2014

Il giorno del mese in cui non dormo

Sembra che il lasso di tempo sia questo.
Un mese.
Passa più o meno un mese tra l'una e l'altra di queste dissidenti apparizioni.
Insonnia, mista a malinconia.

Da ragazzo mi facevano andare fuori di testa, non sapevo che fare, mi contorcevo e cercavo la risposta a non sapevo nemmeno quale domanda.
Un fluire di pensieri, un aggregarsi di emozioni, miscuglio di cose profonde e incontrollabili che ti scelgono come mezzo, e tu devi catalizzarle. E per questo iniziai a scrivere. Forse non l'ho mai detto a nessuno, ma una delle ragione massime che mi spinge alla scrittura, è un autentico mistero per me: il momento che si manifesta almeno una volta al mese.
Annullamento della propria volontà, disfunzioni cognitive, tutto, tutto verso qualcosa di indecifrabile, e io ci vado. Vado e mi lascio trasportare dalla fantasia dei caratteri ben costruiti, da realtà altrettanto ben costruite ma null'altro che fittizie. Girare un po' a vuoto nel vagheggiare umano che non sia solo il mio: sempre la stessa solfa. Ma che ha un sapore affascinate di libertà.

Indeterminato, senza forma, avere la coscienza di esistere nei sogni irrealizzati, nell'angoscia, nel desiderio latente, nella solidità dell'incertezza che avvolge il genere umano.

Beh, ogni tanto mi ritrovo lì, non per presunzione (tutti possono arrivarci  facilmente), ma per caso, nel girare tra i pensieri di sempre, e mi rinnovo e mi ritrovo a dargli vita.
Ah, non indicatemi come colui che crede di poter dare forma al mondo impunemente, io gli do solo la forma che mi sembra più adatta alla situazione, per i miei bisogni. E' come picchiare il cuscino per renderlo più comodo.
Comunque, mio malgrado ho a che fare con questo cumulo amorfo soffocante e curioso, che opprime e ingombra, e l'unico modo di disfarmene è metterlo in bella vista acconciato alla meglio, con un fiocchetto ed un sorriso, per togliermelo dalle palle, e farci una bella figura.