mercoledì 3 luglio 2013

Lettera d'amore ai tempi del consumo

Per niente mia, cara destinataria,Amore è una parola oscena, evoca un'enormità di significati, ricordi e battibecchi.

È inappropriato che io usi questa parola, non mi piace, vorrei inventarne una nuova. Forse farò un'anagramma del tuo nome, ma non basterebbe.
Amo come dite voi quando fumo una sigaretta, bruciandola e gettandone la cicca. Ma dirò che ti amo perché ormai si dice così.
Non sono Romeo né tu Giulietta, o tanto meno Cenerentola e io il principe azzurro, o il fin troppo giovane Werther. Non mi ucciderei per la tua assenza, non sarei solo io a dover piangere.
Quindi non confondiamoci.
Come Orfeo verrei ad ammansire cerbero e commuover la morte, ma per portarti cuscini e birra.
Impazzirei alla Orlando se casomai tu imparassi la canzone delle mie gesta.
E da Tristano ucciderei il re per darti in sposa al mio scudiero.
Ma dovevo dire che ti amo e lo farò.
Ti amo, non perché la tue bellissime fattezze mi farebbero avere un appuntamento nell'ufficio di Dio, ma perché il tuo aspetto mi raccomanda alla realtà.Non amo il tuo sorriso, ma il tuo ringhio da leonessa berbera.
Non sono il cavaliere che viene a salvarti dalla torre più alta, perché prima che arrivi,il drago ti porta il giornale e scodinzola.
Detto questo le parole diventano superflue.
Voglio addolcirti questo mondo (che tanto deve migliorare), voglio farti godere del posto nella mia testa, voglio ospitarti nella realtà dei sognatori e dei poeti. Voglio insegnarti a bere con due mani dalla fonte della follia e con la lucidità ritrovata ridisegnare il cielo.
Volerti solo per me sarebbe da avidi, voglio che corriamo insieme, a schianto.
Voglio amarti a modo mio, più o meno come il mare ama la spiaggia sulla battigia, come la luna ama il suo riflesso, come gli alberi l'acqua, come un barbone il vino scadente.
Come amo la scrittura.
non tuo, scrittore della lettera.
P.S. se proprio dovessi scrivere una lettera d'amore la scriverei così, o potrei anche disegnare un polpo.