venerdì 27 giugno 2014

Lettera a mio padre sul mio tatuaggio

Caro Papà,
ho inciso sulla mia pelle un simbolo indelebile, è stato necessario.
Rappresenta una vite sostenuta da spalandroni che formano la A cerchiata dell'anarchia.
E' stato necessario perché l'attività di intellettuale di tutta la mia vita dovrà riferirsi all'anarchia, alla libertà, alla cultura, alla lotta all'oppressione, al rifiuto del potere.
Ho scelto la vite per ricordarmi sempre del posto da cui vengo, le splendide, dolci colline d'Irpinia, coltivate da millenni. E gli spalandroni, cioè i pali di sostegno per le viti, che non mi viene nemmeno di chiamare in un altro modo, che saranno sempre collegati al duro lavoro, quello dei tempi andati, un altro modo di rapportarsi alla terra e alle cose.
Come alcuni di questi pali usati per anche un secolo, che hanno adempiuto a tanti ruoli nella loro attività di sostegno in quella società contadina che ci ha generato, e che voglio portare sempre con me.
E tutto questo mi lega indissolubilmente alla mia formazione e a te, Papà, al tutto il lavoro fatto insieme e tutto quello che mi hai insegnato.
Il tatuaggio mi conferisce un marchio, come uomo e come pensatore, ne avevo bisogno e spero di averne ancora più bisogno in futuro.
Considero questo il modo migliore per dirtelo, e captare la tua benevolenza,
saluti,
tuo figlio, un uomo libero.

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