Sono andato nello studio del professore di storia contemporanea per chiedere la tesi della triennale, un po' di emozioni nuove, tanta ansia, un posto difficile a trovarsi... Mi dice di accomodarmi e iniziamo a parlare dello strampalato progetto che ho io per la riuscita dei miei studi e di come lui sa che sto solo dicendo un mondo di fesserie perché la storia è una cosa seria... Al di fuori di tutte queste puttanate ho un unico obbiettivo: prestare la massima attenzione, lo stesso grado di attenzione che hanno i protagonisti dei film d'azione che ricordano tutte le informazioni che gli danno durante una di quelle telefonate decisive con indirizzo e quant'altro (roba che chiunque dimenticherebbe all'istante)...ma...
All'inizio pensavo non fosse niente, a tutti capita di sentire un formicolio sfuso su una qualche parte del corpo, ma il mio dopo un po' iniziò ad insistere. Mentre il professore continua a sciorinarmi cose indispensabili alla riuscita della mia impresa, nel tastare sotto i pantaloni quale fosse il motivo dell'irritante movimento sotto di essi tocco una cimice, una fottutissima cimice e penso:"Cazzo, una cimice!"
Che si fa in queste situazioni? Chi ha studiato per anni il bon ton come si comporterebbe? Posso immaginare: "Sono costernato, ma l'audacia di un piccolo insetto maleodorante sta rovinando il nostro incontro, mi scusi ma devo andare a disinfestarmi"
Uno Jedi avrebbe usato La Forza...
Io sono riuscito a farla uscire da sotto, e senza che nemmeno aizzasse contro di noi la sua temibile arma di difesa, e sopratutto senza, credo, dar troppo nell'occhio.
Al concludersi dell'espulsione dell'essere dai miei capi di vestiario esultai quasi. Accorgendomi però di aver perso buona parte del discorso, pensai: "Vabbè, fa niente, nella vita mi sono fatto scivolare addosso per disattenzione tante cose, istruzioni, consigli, ordini. Perdere questo ne è valso la pena per poter raccontare questa storia."
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